Rocella, scudi, in parte bucati, in difesa del segreto professionale
La pretesa, rivolta ai medici dal ministro Rocella, di segnalare le donne che hanno praticato GPA ha sollevato una giusta alzata di scudi da parte dei medici e di varie forze sociali.
I medici sono tenuti dal giuramento di Ippocrate, da sempre, a mantenere il segreto professionale e a svolgere la professione indipendentemente dai poteri politici o economici.
L' episodio mi ricorda il rifiuto di alcuni anni fa da parte dei medici inglesi , a cui le autorità chiedevano di dare loro l'indirizzo di casa degli stranieri, e quindi anche degli irregolari.
Il problema è che la levata di scudi mi richiama l'idea che da anni vari nostri scudi sono bucati.
Su chiamata di Stato e Regioni, per "semplificare" il sistema e "arricchirlo" di dati medici regionali e statali, noi medici e noi cittadini abbiamo collaborato, forse non avendo considerato le ripercussioni di tale partecipazione al "festival" della condivisione dei delicatissimi dati professionali. Svariati segreti professionali vanno ormai da anni dal nostro PC ai pochi grandi server pubblici. Questi ultimi, come la recente cronaca dimostra, sono sempre più attaccabili ed in mano agli hacker. E, inoltre, le istituzioni pubbliche mi sembrano a volte pronte a condividere i dati con le grandi aziende private, USA, dell’ intelligenza artificiale. Poco tempo fa DeepMind (di Google) ha acquisito milioni di dati medici, senza chiaro consenso da parte dei pazienti inglesi. E anni fa il governo Renzi e la regione Lombardia stavano per consegnare i dati medici dei lombardi all’IBM, in cambio di una promessa di assunzioni nella zona dell’ex expo (potete leggere in Rete un articolo del giornalista Barbacetto).
Forse è ora che medici e pazienti scendano dalle Ferrari senza freni di questa condivisione di dati sensibili, pubblici e privati, e richiedano la rifondazione del rapporto Rete, medici, cittadini e Istituzioni pubblico-private , su altre basi: più sicurezza e inalterabilità dei documenti; più rispetto del segreto e rapporto fiduciario; maggiore accesso e controllo per visione dei propri dati da parte di singoli cittadini o singoli medici.
Ci dicono di consegnare ai grandi database i dati nostri e dei nostri pazienti, a volte anonimizzati a volte non anonimizzati, così da permettere ricerche di più vasta portata. Ma per quali fini? Pe le finalità degli uffici per il controllo delle spese regionali o della Sogei, terminale del ministero delle finanze? Per le finalità di una elite di analisti dei dati, elite ben legata ai poteri costituiti?
Temo che sarà sempre più difficile ciò che era del tutto fattibile nell’era del PC pre-Rete: self-audit e ricerche in piccoli gruppi di MMG.
E mi auguro che i server in mano a noi ( Associazioni culturali, Sindacati, Cooperative) non copino la tendenza dei grandi server pubblici e privati. Bisogna consentire ad ogni medico a non sacrificare il controllo sui propri dati per aderire,quasi passivamente, a progetti di gruppo di gestori di server lontani .
L’ideale è associare il self-audit e altre ricerche Bottom-up con la possibilità di collaborare a progetti di vasti gruppi di MMG, ove comunque anche il singolo MMG abbia diritto a presentare qualche interessante Audit o ricerca sul database del grande gruppo.
E, inoltre, ogni medico dovrebbe essere in grado di conoscere più profondamente i livelli di investimento , qualità del personale e tecnologie della cybersicurezza sia dei server pubblici sia di quelli gestiti da associazioni, cooperative di MMG.
Invece, probabilmente sarà sempre più difficile accedere ai propri dati per comuni cittadini o medici. Ed egualmente forse sarà difficile l’accesso anonimizzato alla massa di dati persino per gli esperti INDIPENDENTI: esperti di ricerca e ingegneri indipendenti, esperti indipendenti di legislazione in merito a segreto professionale nelle banche dati.
Pensiamoci, la cronaca di questi giorni è illuminante come il sole: questi database e questi server in Rete così come sono oggi in Italia sono assai pericolosi per la tenuta democratica e per la professione.
E’ ora di rinsavire e di cambiare.
Francesco Del Zotti